Lutto in Serie A e nel calcio mondiale: si è spenta una leggenda del pallone, protagonista dell’epoca d’oro della sua nazionale e in Italia
Il mondo del calcio si riunisce in cordoglio per tributare l’ultimo saluto a una delle sue più grandi leggende. L’ennesimo lutto del pallone, che negli ultimi mesi ha perso diversi nomi importanti della sua storia, come Beckenbauer e Riva, e negli scorsi anni ha dovuto dire addio anche a Maradona e Pelé. Questi tragici eventi diventano però anche l’occasione per rievocare il ricordo e le imprese delle icone dello sport del passato.
È deceduto nella sua Firenze, che era diventata la sua città adottiva dopo gli anni da calciatore, lo svedese Kurt Hamrin. Nato a Stoccolma il 19 settembre 1934, aveva 89 anni, ed era stato una leggenda della Serie A soprattutto con la maglia viola. Ma oltre a questo, l’Uccellino – come veniva soprannominato ai tempi – era stato anche uno dei simboli dell’epoca d’oro del calcio svedese e uno dei maggiori talenti mai prodotti dal paese scandinavo.
Nel dopoguerra, la Svezia fu infatti uno dei movimenti calcistici più vivi e prolifici al mondo, conquistando l’oro olimpico del 1948, il terzo posto ai Mondiali del 1950 e infine il secondo a quelli casalinghi del 1958. In quest’ultima occasione, Hamrin scese in campo con la sua nazionale accanto a fenomeni come Nils Liedholm, Lennart Skoglund e Agne Simonsson, affrontando in finale il Brasile di Pelé. Negli anni successivi, avrebbe poi iniziato a collezionare trofei con le squadre italiane.
Cresciuto all’AIK, era arrivato in Italia già nel 1956 per giocare nella Juventus, e la stagione seguente era stato prestato al Padova, con cui segnò 20 reti in Serie A. Venne dunque acquistato dalla Fiorentina, dove rimase fino al 1967.
In viola vinse due Coppe Italia, una Coppa Mitropa, una Coppa delle Alpi e una Coppa delle Coppe, sempre segnando a profusione. Fu infatti capocannoniere della Mitropa del 1962 e del 1967, della Coppa delle Coppe del 1961 e della Coppa Italia nel 1964 e nel 1966. A 33 anni, e con ancora voglia di giocare, l’ala destra svedese passò dunque al Milan, con cui conquistò ulteriori trofei.
Nel 1968 vinse il suo primo e unico scudetto della Serie A, e anche una Coppa delle Coppe, a cui nella stagione successiva aggiunse anche la Coppa dei Campioni. Tra il 1969 e il 1971 giocò ancora in Italia col Napoli, per poi andare a chiudere la carriera in patria con l’IFK Stoccolma, nel 1972.
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